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In piena epoca di guerra fredda, l'Olimpiade segnò il rientro nell'arengo olimpico degli atleti dell'Unione Sovietica. Uno dei popoli più sportivi della terra aveva voluto le "sue" Olimpiadi che aveva ottenuto assieme alla sua libertà: dovevano esserci molte lacrime negli occhi di chi guardò Paavo Nurmi e Hannes Kolehmainen eccendere il tripode. Anche i risultati delle gare esaltarono la grande tradizione finnica del fondo: l'eroe vero dei Giochi fu infatti il fondista ceco Emil Zatopek, che riportò tre vittorie nei 5000, nei 10.000 e nella maratona (mentre sua moglie Dana vinse il titolo nel giavellotto). Da parte italiana, l'atleta pù celebrato fu Edoardo Mangiarotti che riportò a casa 4 medaglie, 2 d'oro e 2 d'argento..